VIncA centrale idroelettrica

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Nel novembre 2010 un comune abruzzese ottiene dalla Regione la concessione per realizzare sul fiume Aventino un impianto di derivazione di acque ad uso idroelettrico.

L’impianto, situato in un’area sensibile dal punto di vista ambientale (compresa fra due Siti di Importanza Comunitaria ed il Parco Nazionale della Majella) e nella quale sono presenti altre cinque centrali idroelettriche, prevedeva lo sbarramento del fiume Aventino in località Vicenne (CH) e la captazione di oltre il 75% delle acque per circa 2,3 Km.

La particolare sensibilità dell’area è data anche dal fatto che nello stesso tratto di fiume è stata di recente riscontrata la presenza di alcuni nuclei di lontra, specie protetta dalla direttiva “Habitat”, e che dopo molti anni di assenza, sta naturalmente ripopolando l’Italia centrale.

Ma quando entrano in gioco interessi ambientali contrapposti, come la realizzazione di impianti per la produzione di energie rinnovabili e la salvaguardia delle risorse naturali, entrambi parimenti meritevoli di tutela, chi vince?

Innanzitutto, va premesso che ogni situazione è a sé e presenta caratteristiche peculiari.

Quel che è certo è che questo tipo di progetto, per essere sostenibile anche dal punto di vista economico, deve tenere conto di una serie di elementi.

Prima di tutto, e va da sé, va valutata la fattibilità dell’opera dal punto di vista tecnico ingegneristico e la sua capacità di garantire la produzione di energia elettrica.

E’ infatti evidente che se la portata del fiume non è sufficiente a generare la quantità di energia elettrica attesa i ricavi derivanti dalla vendita dell’energia potrebbero non essere sufficienti a compensare i costi di realizzazione e gestione dell’impianto.  

In secondo luogo, vanno attentamente esaminati i profili ambientali.

Le centrali idroelettriche sono un’eccezionale fonte di energia pulita da fonte rinnovabile e consentono un’elevato risparmio di CO2 rispetto agli impianti termoelettrici a combustione (petrolio, carbone o gas).

Per questo motivo, ed anche grazie agli incentivi fiscali, vi è stato negli ultimi anni un notevole aumento di domande di nuove derivazioni ad uso idroelettrico.

D’altra parte, ogni impianto idroelettrico inevitabilmente incide sul territorio sia in fase di realizzazione (abbattimento di alberi e vegetazione e scavi per la posa delle condutture) che di esercizio, poiché comporta la drastica riduzione della portata d’acqua del fiume, fino al c.d. deflusso minimo vitale, spesso insufficiente a garantire la sopravvivenza delle specie (animali e piante) che vivono nel fiume o in prossimità ad esso.

Lo strumento per garantire il bilanciamento di tali interessi contrapposti (che hanno pari rilevanza a livello costituzionale e comunitario) è la Valutazione di Incidenza Ambientale (VIncA), uno studio che deve essere presentato da chi propone il progetto e che ha lo scopo di accertare preventivamente quali sono i principali effetti che l’intervento può avere sul sito, tenuto conto degli obiettivi di conservazione, e di individuare le eventuali misure da adottare per limitare le incidenze negative dell’opera.

Nel caso in esame, il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche, incaricato della questione, ha annullato lo Studio di Valutazione di Incidenza Ambientale predisposto dal comune committente perché in tale Studio non si dava atto delle evidenze scientifiche circa la presenza della lontra nelle aree interessate dal progetto e non si teneva conto anche degli effetti negativi di carattere cumulativo prodotti dagli altri impianti presenti nel medesimo sito.

Insomma, gli strumenti per assicurare la conciliazione degli interessi in gioco ci sono e vanno usati correttamente: solo così è possibile garantire un uso delle acque pubbliche per la produzione di energia elettrica che sia veramente sostenibile.

http://www.lexambiente.com/materie/beni-ambientali/11858-beni-ambientali-la-vinca-deve-dare-atto-del-reale-impatto-che-l-intervento-può-avere-sulle-specie-e-sugli-habitat-naturali-protetti.html

http://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/biblioteca/protezione_natura/qcn_35_lontra_def.pdf